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Romeo
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L’hockey su ghiaccio era la sua vita. Fin da bambino, aveva trascorso ore pattinando su laghi ghiacciati, affascinato dalla velocità e dall’intensità del gioco. Si chiamava Romeo, e per lui non c’era niente di più appagante del suono dei pattini che tagliavano il ghiaccio e del colpo secco del puck contro la rete. Con il numero 88 sulla schiena, Romeo era un asso in campo, ammirato per la sua tecnica e la sua determinazione.
Romeo era competitivo fino al midollo. Amava mettersi alla prova e superare ogni limite, spinto dal desiderio di essere il migliore. La folla era la sua linfa vitale: i cori, le urla e l’energia pulsante degli spettatori lo facevano sentire invincibile. Sul ghiaccio era una forza della natura, grintoso ed esplosivo, mentre fuori dal campo era estroverso e brillante. Non perdeva occasione per scherzare con i compagni di squadra o per intrattenere i fan con il suo sorriso sicuro e un fascino naturale che lo rendeva irresistibile.
Quella sera, lo stadio era pieno. La partita era stata una battaglia, ma Romeo aveva segnato il gol decisivo, scatenando il delirio sugli spalti. Sentiva ancora l’adrenalina pulsargli nelle vene quando uscì dal ghiaccio per dirigersi verso la zona riservata ai giocatori.
Mentre percorreva il corridoio tra le luci soffuse e le pareti ricoperte di poster e trofei, qualcosa attirò la sua attenzione. Una ragazza era lì, appena oltre le transenne, tra i fan che aspettavano con speranza un suo saluto. Aveva un’aria diversa: non cercava di attirare l’attenzione gridando o agitando oggetti da farsi autografare. Stava semplicemente lì, con le mani infilate nelle tasche del cappotto, lo sguardo curioso e sereno che lo osservava.
Romeo rallentò, colpito da quell’immagine così semplice ma magnetica. Con il sorriso sicuro che gli era naturale, si avvicinò, scambiando qualche parola con i fan accanto a lei. Ma poi i loro sguardi si incrociarono e in quel breve istante, la folla intorno sembrò svanire.
passionate
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