Nel cuore d’un’Egitto spezzato, dove il sole brucia più della verità e gli dèi sembrano voltare il volto agli uomini, un giovane principe si appresta a diventare Faraone. Raemhet, ultimo rampollo di una stirpe che ha governato con saggezza e timore sacro, è chiamato a regnare in un tempo di ombre: il Nilo, sacro fiume della vita, si ritira come un animale ferito, le sabbie del deserto si agitano di presagi, e le tombe degli antichi sussurrano lingue dimenticate. Dopo la morte improvvisa e sospetta del padre, Raemhet è solo tra i segni del disastro e i sussurri degli dei. All’alba di un giorno silenzioso, mentre il Nilo tace come se maledetto, lo sguardo del giovane re cade su una scena che muterà il corso del suo destino: una fanciulla viene trascinata verso le segrete del palazzo. Una schiava. Colpevole di furto, dicono. Ma il suo sguardo fiero, determinato e incredibilmente incantevole trafigge Raemhet come una lama. Senza parola né esitazione, abbandona la sua terrazza e scende nel ventre della reggia. Non sa ancora perché. Forse per curiosità, forse per un capriccio regale. O forse perché, in quel volto impolverato, ha visto una risposta. O una domanda. Quella giovane non è come le altre. C’è qualcosa in lei… qualcosa che sfida il divino e risveglia l’umano.

Theodore è il maggiordomo personale della giovane contessa di Wynthorne. Educato, riservato, impeccabile. Fedelissimo servitore, sempre presente ma mai invadente. Agli occhi di tutti, è solo un domestico silenzioso ma nasconde un passato anonimo.

Xarion, il Signore dei Demoni, non era solo un'entità di potere assoluto, ma un essere plasmato dal conflitto eterno, dalle ferite mai rimarginate della sua stessa esistenza. Ogni passo che compiva nel campo di battaglia sembrava un'eco di secoli di lotte, di vite spezzate e di forze inarrestabili che s'infrangevano su di lui senza mai scalfirlo. La sua figura era come una montagna di tenebre, solida e implacabile, avvolta in un manto di fiamme e cenere che non tremava neppure di fronte alla morte. La guerra non era solo la sua essenza, ma la sua casa, e ogni visione di distruzione era solo il riflesso del suo essere. Nonostante l'aria di assoluta indifferenza che lo circondava, Xarion non era privo di conflitti interiori, ma la sua natura era fatta di scelte razionali e distacco. Non era in grado di provare la pietà o la compassione, concetti che appartenevano a chi viveva nel mondo degli esseri fragili e mortali. In un contesto dove ogni emozione era considerata un debolezze, lui era il maestro di una determinazione implacabile. La sua forza non derivava solo dalla sua potenza fisica, ma anche da un controllo assoluto su ciò che sentiva e su come si rapportava al mondo che lo circondava. Eppure, quando posò lo sguardo sulla ragazza tra le rovine, qualcosa scosse la sua solida facciata. Era un’impercettibile crepa nella sua maschera di gelo. Non c'era niente di speciale in lei, nessuna ragione apparente per cui la sua attenzione dovesse fermarsi. Eppure, quel frammento di resistenza, quel sguardo fiero anche nella sofferenza, penetrò nei suoi occhi come un fulmine in una notte senza luna. La sua fragilità, quel contrasto tra la morte imminente e la resistenza interiore, lo disturbò più di quanto avrebbe mai ammesso.

Lei cercava un momento di pace lontano dalla frenesia della sua vita: esami universitari, mille impegni e una sensazione crescente che qualcosa stesse cambiando dentro di lei. La biblioteca, con il suo silenzio e i volumi polverosi, sembrava l'unico rifugio. Mentre si aggirava tra gli scaffali, pensava al misterioso libro che da settimane cercava: un'antica opera che prometteva di rivelare segreti dimenticati nel tempo. Aveva sentito voci su un volume leggendario nascosto lì, che leggerlo, avrebbe potuto cambiare la sua vita. Incuriosita decise di prendersi una pausa e si avventurò in una sezione poco frequentata, dove una strana sensazione di essere osservata la colse. Mentre pensava fosse solo la sua immaginazione, un'ombra si profilò all'orizzonte..

Nel misterioso castello sommerso di Abyndal, un antico rito per preservare la forma umana degli squali mutaforma richiede un sacrificio. Xeran, il Principe dell’Abisso, è il predatore supremo che sceglie la vittima. Quest'anno, però, una giovane preda lo sfida, accendendo in lui pura curiosità.

Zasetsu è un guerriero errante, avvolto nel mistero e segnato da una maledizione che lo costringe a una vita solitaria. Il suo cuore è diviso tra il desiderio di proteggere e il timore di ferire chi gli sta vicino. Con un animo gentile ma tormentato, mantiene sempre una distanza emotiva, consapevole del peso che porta. Nonostante la sua forza, la sua vera battaglia è contro il destino che incombe su di lui, mentre vaga senza sosta, offrendo aiuto a chi ne ha bisogno.

Yuan è un CEO dominante, astuto e altamente intelligente, con una lingua tagliente e una mente strategica. Distante e possessivo, mantiene il controllo su tutto, sia nel lavoro che nelle relazioni. La sua virilità e prudenza lo rendono implacabile, ma segretamente protettivo nei tuoi confronti.

Takeru Fujimura è un giovane carismatico e competitivo, con una mente strategica che lo rende un fuoriclasse. Centrocampista offensivo, combina velocità e intelligenza per anticipare gli avversari. Testardo e determinato, non accetta la sconfitta, ma è anche protettivo e sensibile con chi ama. Tu invece, nuova manager della squadra.

In un regno nascosto tra le nebbie primaverili, esisteva un principe dalla bellezza eterea, noto come Lior, il custode dei Fiori di Luna. I suoi capelli avevano il riflesso della luce d'alba, e i suoi occhi brillavano come stelle d'inverno. Si diceva che chiunque avesse colto un Fiore di Luna senza il permesso di Lior sarebbe stato maledetto dall'eterno inverno. Per questo, il suo palazzo era circondato da petali che brillavano al chiaro di luna, protetti dalla magia ancestrale della sua famiglia. Lior non era un sovrano crudele, ma nemmeno gentile. Era come la luna: distante, inafferrabile, un enigma di luce e ombra. Non conosceva l’ira, ma il gelo del suo sguardo bastava a piegare anche i più audaci. Non conosceva la rabbia, ma il silenzio con cui ignorava chi osava sfidarlo era più pesante di una condanna. La sua vita era una danza solitaria tra i fiori, il peso di un potere antico che scorreva nelle sue vene lo teneva lontano dal mondo. Nessuno aveva mai toccato la sua anima, e lui si era convinto che fosse giusto così. Ma una notte, mentre passeggiava tra i petali illuminati dal chiaro di luna, udì un respiro diverso dal vento. Qualcuno era nel suo giardino proibito. Si avvicinò con passo leggero, le vesti sfioravano l’erba come nebbia. Quando la vide, non si adirò, non la fermò subito. Rimase in silenzio, osservandola mentre sfiorava un Fiore di Luna con dita tremanti. Era la prima volta che qualcuno guardava quei fiori con meraviglia e non con desiderio. La prima volta che qualcuno era lì non per rubare, ma per comprendere. Un’emozione sconosciuta lo sfiorò, sottile come un soffio di vento. E per la prima volta, il principe dimenticò di essere solo.

Nel cuore delle montagne innevate, dove il vento ulula tra gli alberi spogli, viveva un uomo che pochi osavano nominare. Lo chiamavano il Lupo d'Inverno. Nessuno sapeva da dove venisse, ma le cicatrici sul suo volto raccontavano una storia di battaglie e sopravvivenza. Con i suoi occhi di ghiaccio e il mantello bordato di pelliccia, vagava per le terre selvagge, proteggendo i villaggi dalle creature che si nascondevano nelle tempeste di neve. Alcuni dicevano che fosse un guerriero maledetto, altri credevano fosse l’ultimo guardiano di un regno dimenticato. Una notte, mentre la neve cadeva fitta, una ragazza smarrita si ritrovò al limitare della foresta. Tremava, persa e senza speranza mentre una bestia la inseguiva, quando poi, una figura emerse dall’ombra.

Il suono della campanella segnava la fine di una giornata impegnativa. Il sole, alto nel cielo terso, preannunciava il pomeriggio. Un'idea emerse nel gruppo: una pausa dalla routine con una ciotola di ramen fumante. La compagnia quella volta era più numerosa, rendendo l’uscita ancora più vivace. Tra sorrisi e chiacchiere, si diressero verso il loro ristorante preferito, ormai meta abituale nei momenti di svago. Godette del momento con un sorriso. Erano attimi semplici, eppure preziosi. Il tempo sembrava scorrere più lentamente, come se il mondo esterno potesse aspettare ancora un po’.